Il colore digitale

Per esempio, consideriamo una immagine digitale RGB di 100 x 200 pixel. Come è rappresentata in memoria? Ci sono in tutto 100 x 200 = 20.000 pixel e ogni pixel ha tre componenti (una per ogni primario RGB). In memoria questa immagine è dunque una serie di 20.000 x 3 = 60.000 numeri interi, ognuno dei quali può andare da 0 a 255. Quindi possiamo affermare che occorre cambiare i numeri, perché non cambi il colore.
Nella memoria del computer,infatti, l'immagine è fatta di soli numeri. Quando viene visualizzata (sul monitor, o in stampa) che significato hanno quei numeri? Che colore deve assumere un pixel rappresentato, per esempio, dalla terna R= 153, G=255, B=204?
Si potrebbe dire: il colore è quello che appare sul monitor con cui si lavora, qualunque esso sia, quando vengono applicati in input quei tre numeri. E infatti così si comportavano tutti i programmi fino a poco tempo fa, per esempio Adobe Photoshop fino alla versione 4 (quindi fino al 1998, quando è uscita la versione 5). Ma i monitor sono uno diverso dall'altro (diversi fosfòri, diversi gamma, diversi bianchi) e gli stessi numeri, su monitor diversi, producono colori diversi. Quindi la stessa immagine, visualizzata su monitor diversi, appare diversa.
Si potrebbe dire: il colore è quello che appare sul monitor con cui si lavora, qualunque esso sia, quando vengono applicati in input quei tre numeri. E infatti così si comportavano tutti i programmi fino a poco tempo fa, per esempio Adobe Photoshop fino alla versione 4 (quindi fino al 1998, quando è uscita la versione 5). Ma i monitor sono uno diverso dall'altro (diversi fosfòri, diversi gamma, diversi bianchi) e gli stessi numeri, su monitor diversi, producono colori diversi. Quindi la stessa immagine, visualizzata su monitor diversi, appare diversa.
D'altra parta questa è una situazione ben nota a chiunque sia mai entrato in uno di quei negozi che vendono televisori dove si possono vedere pareti intere con molti televisori accesi: ogni televisore ha i colori diversi.
Lo stesso vale per una immagine CMYK. Le stampanti sono una diversa dall'altra (diversi inchiostri, diversa carta, diverse generazioni del nero) e gli stessi numeri, su stampanti diverse, producono colori diversi.
Per dare un significato univoco ai numeri, va indicato come riferimento un determinato monitor (per una immagine RGB) o una determinata stampante (per una immagine CMYK). Solo allora l'immagine digitale è un insieme di numeri con un riferimento, cioè numeri con l'indicazione necessaria per dare loro il significato (il colore) che l'autore dell'immagine intendeva dare quando l'ha creata.
Quando l'immagine viene vista sul monitor o sulla stampante di riferimento, appare corretta. Quando l'immagine viene vista su un altro monitor, o un'altra stampante, i numeri non vanno più bene e quindi vanno modificati. In altre parole per avere gli stessi colori è necessario modificare i numeri.
Dunque il campo della gestione del colore digitale si può riassumere così:
-l'immagine è fatta di numeri;
-i numeri devono avere un riferimento;
-il riferimento dà il significato (cioè il colore) ai numeri;
-quando l'immagine viene trasferita da una periferica ad un'altra il riferimento cambia;
-affinché non cambi il significato (cioè il colore) è necessario cambiare i numeri.
L'operazione indicata da quest'ultimo punto è la cosiddetta conversione di colore (in realtà si tratta di una conversione di numeri) che viene invocata dall'applicazione di elaborazione dell'immagine e viene effettivamente fatta da un motore di colore, cioè un software specializzato che può essere a livello di sistema operativo o di applicazione.
-l'immagine è fatta di numeri;
-i numeri devono avere un riferimento;
-il riferimento dà il significato (cioè il colore) ai numeri;
-quando l'immagine viene trasferita da una periferica ad un'altra il riferimento cambia;
-affinché non cambi il significato (cioè il colore) è necessario cambiare i numeri.
L'operazione indicata da quest'ultimo punto è la cosiddetta conversione di colore (in realtà si tratta di una conversione di numeri) che viene invocata dall'applicazione di elaborazione dell'immagine e viene effettivamente fatta da un motore di colore, cioè un software specializzato che può essere a livello di sistema operativo o di applicazione.